Molti pensano che nello sport l’obiettivo sia la perfezione. Ma come ha saggiamente affermato Julio Velasco, allevatore olimpico per Parigi 2024: “L’eccellenza non è la perfezione. La perfezione è un’idea perdente.” Una frase che, se analizzata a fondo, può trasformarsi in una lezione potente per chiunque pratichi uno sport, indipendentemente dal livello.
La perfezione spesso viene vista come una meta irraggiungibile, un ideale che genera solo frustrazione. Ma, come Velasco ci ricorda, lo sport non è una questione di essere perfetti, bensì di sfruttare al meglio le proprie qualità e di imparare dai propri difetti. Nel ciclismo, questo approccio può fare la differenza, non solo nella performance personale ma anche nel modo in cui ci si relaziona con gli altri.
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Un ciclismo autentico: accettare pregi e difetti
Praticare ciclismo significa affrontare ogni salita, vento contrario o giornata storta sapendo che non tutto andrà come previsto. Personalmente, condivido tutto ciò che faccio su Strava: gli allenamenti buoni e quelli pessimi, le giornate in cui spingo forte e quelle in cui faccio fatica. Questo non mi rende perfetta, ma autentica. Mostro i miei pregi, ma anche i miei limiti, perché credo che nello sport la trasparenza sia una forza.
Questo approccio aperto e sincero è una scelta controcorrente. Molti preferiscono tenere segreti i loro risultati meno brillanti, temendo il giudizio. Io invece penso che mostrarsi umani, con alti e bassi, possa ispirare. Quando celebriamo i successi degli altri, quando riconosciamo il valore dell’impegno altrui, stiamo costruendo una comunità sportiva più forte.
Come Velasco suggerisce, la vera tattica nello sport non è nascondere i difetti per apparire perfetti, ma piuttosto comprendere che ognuno di noi ha lati forti e deboli. L’obiettivo non è competere per distruggere, ma confrontarsi per migliorare, sia come atleti che come persone.
Sfruttare i difetti e celebrare i successi altrui
Un grande allenatore sa che non può creare una squadra di giocatori perfetti. Piuttosto, cerca di valorizzare i pregi di ciascuno e di mascherare i difetti, adattando il gioco agli avversari. Lo stesso vale per noi ciclisti. Non dobbiamo puntare a essere privi di difetti, ma a sfruttare le nostre risorse al massimo e ad accettare le imperfezioni come parte del percorso.

Quando pedalo e vedo i risultati degli altri, non mi soffermo mai a giudicare negativamente chi ha avuto una giornata no. Al contrario, cerco sempre di complimentarmi con chi ha fatto un ottimo lavoro. Non è solo una questione di rispetto, ma di motivazione reciproca. Il successo di un altro atleta non è mai una minaccia: è una spinta a migliorare, un esempio di quanto si possa fare quando si crede in se stessi.
Un consiglio motivazionale per il 2025: costruire una comunità inclusiva
Se vogliamo affrontare il nuovo anno con una mentalità positiva, possiamo partire proprio da qui: accettare i nostri difetti, valorizzare i nostri pregi e supportare gli altri nel loro percorso. Lo sport non dovrebbe mai essere un’arena in cui si giudica o si critica, ma uno spazio in cui ci si sostiene a vicenda.

Aprire il proprio profilo Strava o condividere i propri progressi, senza paura del giudizio, può essere un modo per ispirare altre donne e uomini a mettersi in gioco. Raccontare le giornate difficili, i momenti di dubbio e le sfide superate può aiutare chi è all’inizio a capire che ogni percorso è fatto di luci e ombre.
Il ciclismo, come ogni sport, non è solo una gara contro il tempo o contro gli altri. È un viaggio personale, un’occasione per scoprire cosa siamo in grado di fare e per condividere questa scoperta con chi ci circonda. Nel 2025, scegliamo di celebrare i successi di chi ci sta accanto, di accettare i nostri errori e di continuare a crescere, senza mai smettere di credere nel potere trasformativo dello sport.
Come diceva Velasco, “Confrontiamoci con i pregi e i difetti degli altri, approfittiamo delle loro debolezze, ma soprattutto nascondiamo i nostri difetti senza paura di mostrarci umani.” Ecco la vera eccellenza: non cercare la perfezione, ma puntare a essere migliori, ogni giorno, ispirando chi ci guarda a fare lo stesso.