Quando si parla di donne e ciclismo si entra in un universo in cui si sente il bisogno di sfatare dei miti che si sono formati nel corso del tempo sul rapporto tra il sesso femminile e la bicicletta.
Si tratta di luoghi comuni che nascono, principalmente, da ambienti maschili e crescono continuamente, nonostante il numero delle donne che iniziano ad avvicinarsi a questo sport sia sempre maggiore in ogni parte del mondo.
Vediamo, quindi, quali sono i 3 miti da sfatare che riguardano il binomio donna e bicicletta sempre più diffuso.

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Primo mito da sfatare: le donne che vanno in bicicletta sono più muscolose
Questo è il luogo comune che più spopola quando si parla di donne e ciclismo. Tale pensiero errato porta molte genitori ad evitare che le proprie figlie si approccino a questo sport.
In realtà, non c’è alcuna veridicità a dare conferma a questo mito e, al contrario, bisogna evitare di instillare nelle nuove generazioni il concetto di bello estetico associato a una magrezza eccessiva, pensiero spesso spinto dai mass media e dai social network, ma che nulla ha a che vedere con il benessere.
Bisogna sottolineare, ed è molto importante se si vuole sfatare definitivamente questo mito, che la crescita della massa muscolare avviene, soprattutto, quando si lavora sulla forza pura. Tale concetto è valido sia per gli uomini sia per le donne.
Inoltre, le donne possiedono, per natura, delle fibre muscolari di maggiore qualità concentrate nelle cosce. Rispetto agli uomini, però, queste producono una forza più ridotta, fattore che viene generato da una condizione di tipo ormonale.
Si tratta della mancanza di testosterone, che fa sì che le donne siano costrette a seguire dei piani di allenamento improntati maggiormente sulla forza, rispetto a una scheda di un uomo. È anche necessario precisare che il ciclismo è uno sport specialmente aerobico, caratterizzato soprattutto da resistenza, sia di tipo generale sia legata a uno sforzo ben preciso, e da potenza, caratteristica da non confondere assolutamente con la forza.
Quindi, in definitiva è quasi del tutto impossibile pensare che praticando ciclismo, in ogni sua variante, sia possibile sviluppare, nelle donne, delle masse muscolari molto evidenti. Questo tipo di situazione, invece, è molto più comune in sport come la corsa, il body building, il canottaggio, lo sci da fondo e quello alpino, l’equitazione, la pallavolo o la marcia.
Nel ciclismo, rappresenta un’eccezione solamente la variante su pista e la BMX, sport in cui lo sforzo si concentra maggiormente su movimenti brevi e intensi, che richiedono molta potenza.

Secondo mito da sfatare: le donne in bicicletta non sanno stare in sella
Le donne che praticano ciclismo sanno bene come gli uomini si spingano sempre nel fornire istruzioni sul come andare in modo corretto in bicicletta, sulle modalità di cambiata migliori e, soprattutto, su come stare seduti in sella.
Quest’ultimo, è uno dei luoghi comuni più importanti da sfatare. Infatti, nessuna di queste persone prende in considerazione che le donne possiedono delle chiare e nette differenze fisiche.
A livello di proporzioni corporee, le donne sono caratterizzate da gambe più lunghe, mentre il busto è di dimensioni ridotte, così come le braccia. Si tratta di elementi che determinano delle differenze sostanziali, come nella sella di una bici da donna che avrà una buona altezza, quasi simile a quella di una bici da uomo mentre diversa è la lunghezza, (che è minore) e il manubrio invece che è più alto.
Altro elemento molto importante, è quello che accomuna molte donne, ovvero il modo di sedersi. Quasi tutte, infatti, tendono a poggiare soprattutto sulla parte posteriore della sella, caratteristica che determina dei cambiamenti strutturali nella bici:
- la sella deve essere posta in posizione più avanzata;
- la lunghezza totale della bici deve essere minore.

Terzo mito da sfatare: la bicicletta non è adatta alle donne
Secondo uno stereotipo molto comune, il ciclismo non è uno sport da donna. Questo tipo di luogo comune ha caratterizzato anche altri ambiti, come l’equitazione. In passato, infatti, tale sport era trattato alla stregua del ciclismo. Andare a cavallo, quindi, era soprattutto da uomini. Successivamente, è stato concesso alle ragazze di praticare questa disciplina, ma solamente cavalcando all’amazzone.
Quando una donna dimostrava di possedere le stesse abilità di un uomo, la notizia provocava scalpore. Questo, ha portato negli anni l’equitazione a diventare uno sport molto femminile. Anche il ciclismo, quindi, dovrebbe godere della stessa libertà. Forse è il caso di affermare che chi voglia limitare il binomio donna e bicicletta non gradisca, del tutto, l’opportunità per una ragazza di godere di maggiore libertà.
Volendo annoverare una donna celebre, anzi l’unica al mondo che ha gareggiato in uno dei tre grandi giri per soli uomini, non si può fare a meno di nominare Alfonsina Strada.
Classe 1891, la corritrice italiana ha iniziato a pedalare in tenera età, prima con la bici di suo padre, poi ha fatto da sé. Vincitrice di tutti i titoli nelle competizioni femminili in cui ha pedalato, è riuscita in una trentina di gare a dare filo da torcere ai “colleghi” ciclisti maschi.
Detentrice del record dell’ora femminile nel 1911, ha poi partecipato due volte al prestigioso Giro di Lombardia, una della cinque classiche.
La sua performance più notevole è la partecipazione ufficiale al Giro d’Italia nel 1924. Alfonsina Strada si è unita al gruppo degli uomini e ha completato i 3.610 km della famosa corsa a tappe, nulla da invidiare ai ciclisti uomini che hanno partecipato.

Dire addio agli stereotipi: il ciclismo è uno sport anche da donne
Sfatati i principali miti sulle donne in bicicletta, è possibile affermare che sempre più donne utilizzano questo mezzo e si appassionano al ciclismo. Di motivi per cui le donne si avvicinano a questo sport ce ne sono tanti, ma possiamo evidenziare alcuni motivi universali, che caratterizzano proprio il ciclismo rispetto ad altre attività di fitness.
La più importante, è che di certo il ciclismo aiuta a migliorare lo stato di salute di ogni donna. Si tratta, infatti, di uno sport che permette di accrescere la preparazione fisica, agendo soprattutto sul benessere del cuore.
Secondo alcune ricerche, anche soltanto trenta minuti di bicicletta al giorno permettono di stimolare in maniera efficace il sistema cardiovascolare. Ecco perché sempre più donne scelgono di andare a lavoro in bici, abbandonando la macchina. Questa abitudine aiuta a mantenere il corpo in movimento, contribuendo a superare gli stereotipi e promuovere il body positive.
Quindi, sono tanti i motivi per cui una donna non dovrebbe dar spazio ai luoghi comuni, sentendosi libera di praticare questo sport, che apporta notevoli benefici, come:
- miglior scorrimento di sangue nelle vene;
- aumento di trasporto di ossigeno verso gli organi principali, migliorandone il funzionamento;
- miglioramento di dolori alle ginocchia, specialmente dopo lesioni. Questo avviene perché la sella aiuta a sostenere più del 70% del peso, in modo da sollecitare meno le articolazioni.
Le donne in bicicletta hanno sicuramente una marcia in più e tanta determinazione che le contraddistingue non solo in sella.
Io stessa mi sono approcciata a questo sport un po’ per gioco e ogni giorno scopro quanto sia sfidante e utile per scaricarsi, per darsi sempre nuovi obiettivi, mettersi in gioco su nuove sfide e conoscere posti davvero incantevoli! Segui i miei itinerari e le mie avventure in bici sul mio profilo Instagram @Cristina Cocco.